N° 105

IRONHEART

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

 

            Le parole della giovane donna in camice da laboratorio e dai capelli viola colpiscono Tony Stark come una staffilata:

-Esatto, sono la figlia di Ho Yinsen, sorpreso?-

            Il Professor Yinsen, lo scienziato che, prigioniero come lui, aveva aiutato Tony Stark a costruire la sua prima armatura e che non solo gli aveva salvato la vita sostenendo il suo cuore ferito, ma aveva anche sacrificato la sua vita per consentirgli di indossarla. Tony lo aveva vendicato distruggendo il covo del guerrigliero Wong Chu ma questo non lo aveva riportato in vita.[1]

-Sapevo che aveva dei figli.- risponde, infine, Tony -Ho anche fatto in modo che ricevessero del denaro ma non immaginavo che…-

-… che la sua figlia più giovane avesse seguito le sue orme ed in pochi anni avesse conseguito non uno ma ben tre dottorati? Devo riconoscere che il suo denaro mi è stato di grande aiuto in questo, ma non creda che questo basti a lavarle la coscienza.-

-Non ho alcuna responsabilità nella morte di suo padre, Dottoressa. Non volevo che morisse ed ho cercato di fermarlo ma senza successo. Invece di recriminare, dovrebbe essere orgogliosa di lui. È morto come è vissuto: agendo per il bene degli altri.-

-Sarebbe ancora vivo se non avesse deciso di ritornare in Oriente. Un po’ più di egoismo e sarebbe rimasto con me.-

Tony rimane silenzioso non sapendo cosa rispondere alla ragazza, poi è il Professor Sal Kennedy a rompere il silenzio dicendo:

-Possiamo lasciar perdere queste diatribe per favore? Tony, non ti ho ancora presentato la nostra migliore allieva…- indica la ragazzina afroamericana accanto a Toni Ho -… Riri Williams ha solo 15 anni ma è già un genio dell’elettronica e sta per conseguire il dottorato.-

            Due giovani donne geniali, una delle quali è la figlia dell’uomo che lo ha aiutato a progettare le costruire l’armatura di Iron Man.

            Tony sorride: forse ha trovato quel che cercava.

 

            Madame Masque rivolge un’ultima occhiata alla donna che giace in posizione fetale all’interno del bagagliaio di un‘auto parcheggiata all’interno di un magazzino vuoto, poi, con un gesto deciso, abbassa il coperchio.

            Una giovane donna dai lunghi capelli neri e di evidenti origini asiatiche le si avvicina e le chiede:

-Credi che abbia detto la verità?-

-Credo di sì.- risponde Madame Masque -Non aveva motivo di mentire all’inizio e dopo che le abbiamo iniettato il siero non avrebbe più potuto farlo.-

-Ha lavorato con l’A.I.M.,[2] loro potrebbero averle dato qualcosa che l’ha immunizzata.- replica Ling McPherson.

-Possibile ma non molto probabile. In ogni caso, prima di muovermi verificherò che la cara Dottoressa Erwin ci abbia fornito informazioni attendibili.-

-Di lei che facciamo?-

-La riporterai a casa e la metterai nel suo letto. Domattina si sveglierà un po’ confusa ma senza alcun ricordo di quanto è successo qui.-

-Uhm… speriamo che funzioni.

-L’alternativa sarebbe ucciderla ma non credo che tu lo voglia, sbaglio?-

-Non sbagli. Va bene, facciamo come vuoi tu.-

            Ling McPherson si siede al volante dell’auto di Clytemnestra Erwin ed in pochi istanti è fuori dal magazzino diretta verso Midtown Manhattan.

            Rimasta sola, Madame Masque si reca nel vicino spogliatoio e qui si sfila la maschera d’oro e la parrucca nera rivelando una folta chioma rossa. Con calma si sfila la tuta e si riveste indossando una camicetta e pantaloni attillati con scarpe di marca.

            Pochi minuti dopo, alla guida di una Corvette decappottabile rossa, Bethany Cabe si dirige verso Queens.

 

             Carl Walker fissa le persone davanti a lui, uomini e donne di varie etnie, provenienza e probabilmente anche preferenze sessuali ma questo non gli interessa. Fa un profondo respiro e parla:

-Buongiorno a tutti voi. Questa è la prima volta che ci incontriamo da quando le varie società per cui lavoravamo sono state consolidate nella Stark West. Per chi non mi conoscesse, mi chiamo Carl Walker e fino a poco tempo fa ero Ingegnere Capo alla Barstow Electronics. Ora sono il C.T.O.[3] della Stark West e spero che lavoreremo bene insieme.-

-Me lo auguro anch’io.- dice un afroamericano alto e dal sorriso cordiale.

-Mi farebbe molto piacere, Dottor Foster, visto che, di fatto, mi hanno dato il posto che una volta era suo.-

-Nessun rammarico e chiamami Bill, non c’è bisogno di formalità tra colleghi, no?- replica William Barrett Foster, rinomato biochimico.

-Mi sta benissimo e questo vale per tutti voi., signori e signore. Consideratemi un collega più che un superiore.-

-Ottimo inizio, capo.- interviene un giovanotto dai capelli rossi e le efelidi.

            Carl Walker lo conosce: Dale West, scienziato di valore ma eccentrico. Si sono incontrati tempo prima quando West ha provato per breve tempo a fare il supereroe usando un esoscheletro di sua invenzione ed il nome di Metallo. Era riuscito a mettersi nei guai e Carl, nei panni di Iron Man, lo aveva salvato dall’attacco di tredici supercriminali donna.[4] Aveva promesso di rinunciare alle sue velleità supereroistiche ed a quanto pare, ha mantenuto la parola.

            Prima che Carl possa aggiungere altro, arriva un breve suono dal suo cellulare. Lui guarda il display e dice:

-Scusatemi. Ho una chiamata urgente da fare.-

            Si allontana rapidamente raggiungendo il suo ufficio e qui, una volta accertatosi di essere solo, preme un pulsante del suo orologio e subito appare l’ologramma di una bella ragazza dai capelli rossi.

-Cosa c’è Friday?- le chiede.

<<Ho aggiornamenti sul Grande Gioco.>> risponde l’ologramma.

 

 

2.

 

 

            Riri Williams rientra nel suo alloggio e telefona alla sorella.

<<Ho visto tutto su facebook..>> dice subito lei <<I video sono già diventati virali, lo sai?>>

-Neanche sapevo che ci fossero dei video.- ribatte Riri -Ero troppo impegnata a salvare la gente per accorgermi che qualcuno ci stesse filmando.-

<<Tutti si chiedono chi sono le nuove Iron Women.>>

-Cavoli, non avevo pensato al nome. Iron Woman non mi piace molto e se Toni lo vuole, glielo lascio volentieri e Iron Girl è pure peggio.-

<<Che ne dici di Ironheart?>>

-Ironheart? Bello! Ne dovrò parlare a Toni, chissà se lei ha pensato al suo?-

            Senza che Riri lo sappia, le sue parole sono ascoltate da orecchie indiscrete.

 

            Sospeso in aria all’interno della sua armatura Iron Monger Mark II in modalità stealth, Tony Stark sorride soddisfatto. Quello che ha sentito conferma le sue ipotesi su Riri Williams e Toni Ho.

Quella ragazzina è indubbiamente un genio ma non ha pensato che lui potesse facilmente hackerare il suo cellulare.

            Adesso è il turno di Toni Ho. Seguirla senza farsi vedere è stato facilissimo. Dopo una breve sosta nel suo appartamento si è recata in un ristorante dove è stata raggiunta da una ragazza più o meno sua coetanea. Spiando le loro conversazioni Tony ha scoperto che alla figlia del Professor Yinsen piacciono le donne. Nulla di male, in fondo piacciono anche a lui.

            Toni doveva essere appena una bambina quando suo padre è morto ed a quanto sembra la mela non era caduta troppo lontano dall’albero, aveva ereditato il talento del padre.

            Da quello che aveva scoperto di lei, era nata a Seattle da un immigrata cinese che aveva sposato suo padre, che in quel periodo viveva ed insegnava negli Stati Uniti, era cittadina americana di nascita, quindi.

Chissà se prima di lasciare gli Stati Uniti per andare incontro al suo tragico destino Yinsen aveva fatto in tempo a capire di che talento era dotata la figlia?

            Il vero problema adesso è cosa deve fare con lei? L’idea che ci sia in giro troppa gente che usa armature simili alla sua non gli piace. Credeva di averle neutralizzate tutte ma Carl Walker e Jim Rhodes hanno trovato il modo di riattivare le loro armature ed ora sono saltate fuori le due ragazze.

            Toni Ho e la sua amica terminano la cena e dai loro discorsi è ovvio che termineranno la serata a casa di una delle due, buon per loro.

            Tony Stark le osserva salire su una Ford decappottabile che Toni guida con sicurezza. Un colpo di repulsori ne farebbe facilmente saltare il motore risolvendo il problema.

<<Chi sei? Perché ci spii?>>

            La voce elettronica alle sue spalle lo coglie di sorpresa mentre si accorge che la sua schermatura è caduta. Si volta di scatto e si trova davanti la figura in armatura della ragazza che ha deciso di farsi chiamare Ironheart.

            A quanto pare l’ha sottovalutata ed ora potrebbe pentirsene.

 

            Ling McPherson entra nell’ufficio di Philip Stark alla Stark-Fujikawa e lo trova al computer. Tanto per cambiare, pensa.

-Stai controllando qualcosa di importante?- gli chiede.

-Stavo facendo un favore alla mia sorellina.- risponde lui.

-Non ti facevo così legato alla famiglia -

-Le cose cambiano. Com’è andata con Miss Erwin?-

-Meglio del previsto. Adesso ho una pista e questo vuol dire che devo partire per l’Inghilterra.-

-Un lungo viaggio. Posso sapere a cercare chi o cosa?-

-Una donna di nome Amanda Armstrong.-

 

 

3.

 

 

            Ironheart punta i palmi delle sue verso Iron Monger e con apparente calma dice:

<<Perché mi spiavi? E perché stavi seguendo la mia amica?>>

<<Non ho intenzioni ostili, Riri.>> replica Tony.

<<Ma ti nascondi e sai chi sono mentre io non so chi sei. Non ti credo.>>

Sotto il casco Tony sospira poi lascia partire un uniraggio che colpisce in pieno l’adolescente.

<<Un giorno imparerai a parlare di meno ed agire di più.>> le dice <<Se sarai ancora viva ovviamente.>>

            Un attimo prima di toccare il suolo Ironheart riprende il controllo dell’armatura e risale verso il suo avversario.

<<Non so chi tu sia, Mister…>> dice <<…ma ora mi hai fatto proprio arrabbiare.>>

            Spara una duplice scarica di repulsori contro Iron Monger che la para e replica:.

<<Dovrai fare di meglio, ragazzina.>>

<<Non sono una ragazzina, sono Ironheart!>>

Tony si morde le labbra. Ha sottovalutato la resistenza dell’armatura di Riri ed anche la sua determinazione. Non ripeterà l’errore.

Anche se la giovane afroamericana ha un’armatura all’altezza della sua, manca del tutto di esperienza e lui, invece, ne ha da vendere.

            Non hai scampo, bambina, pensa, ed in fondo mi dispiace.

 

            In un ospedale della California, Eddie March riflette sulla sua vita, una vita da tetraplegico, privo di sensibilità dal collo in giù, bisognoso di assistenza anche per le funzioni più elementari. Lui che era un pugile famoso, un uomo d’azione, ora può muovere solo la testa.

            Almeno può respirare autonomamente e muovere la sua superaccessoriata e computerizzata sedia a rotelle grazie a comandi vocali, ha un minimo di autonomia almeno, per quel che gli serve.

            La sua fisioterapista, Veronica Benning, è un tipo tosto ma non può certo fare miracoli. Eddie si sta rassegnando ad una vita da invalido.

-Eddie, hai visite.- gli annuncia Veronica Benning.

            Prima ancora di voltarsi, Eddie la riconosce dal riflesso sul vetro della finestra e le dice:

-Non saresti dovuta venire, Contessa.-

            Stephanie De La Spiroza scrolla le spalle e gli si avvicina. Senza che lui possa impedirlo, si china su di lui e lo bacia sulle labbra.

-Sapevo che l’avresti detto, per questo non ti ho avvertito.- replica.

-Non capisco perché sei qui. Io… non sono più un uomo ormai.-

-Sei sempre più uomo di tanti che ho conosciuto ed io sarei una… beh diciamo: molto meschina se non ti stessi accanto adesso.-

            Sembra sincera, pensa Eddie, per quel che importa.

 

            Il Medio Oriente può essere un posto bellissimo ma anche l’anticamera dell’Inferno, è tutta una questione di circostanze… e di persone.

            Lo Sceicco Abdullah Hurani è un uomo potente. Se vivesse negli Stati Uniti lo definirebbero kingpin, un boss del crimine. Sono pochi gli affari illeciti nella zona del Golfo Persico in cui lui non sia coinvolto.

            Un uomo nella sua posizione ha inevitabilmente molti nemici, per questo la sua sfarzosa dimora è praticamente una fortezza protetta dai più moderni sistemi di allarme e da guardie armate.

            Stanotte Abdullah Hurani apprenderà che tutto questo non è stato sufficiente a proteggerlo. Si sveglia di colpo con un pugnale di fattura giapponese appoggiato alla gola mentre una voce di donna gli dice:

-Parliamo di Pepper Potts.-

 

 

4.

 

 

            Carl Walker aspetta che l’ultimo degli impiegati abbia lasciato l’edificio, poi, dopo essersi assicurato che la porta sia ben chiusa, non si sa mai che la sua zelante segreteria Diane Carruthers decida di tornare indietro all’ultimo minuto, apre un pannello nascosto rivelando l’armatura di Iron Man.

Bastano pochi istanti per indossarla e qualche minuto dopo è già in volo verso il centro di Los Angeles.

-Quindi, quella tizia, Charlie, diceva la verità: il Grande Gioco è ricominciato?- dice.

<<Così dicono le mie ricerche, Carl.>> risponde l’intelligenza artificiale che lui ha chiamato Friday <<Purtroppo non so dirti molto di più.  Non ho trovato dati sull’organizzatore o sui suoi o loro obiettivi.>>

-A quanto pare, il premio andrà a chi riesce ad uccidermi. Mi chiedo se non ci sia dietro qualcuno che ha scoperto che sono Clay Wilson, l’ex Forza.-

<<Molto improbabile. Se qualcuno lo avesse scoperto, saprebbe anche che hai assunto l’identità di Carl Walker e ti avrebbe aggredito mentre eri più vulnerabile.>>

-Non hai torto, eppure…-

            Qualunque cosa volesse dire, Iron Man si blocca quando dalle acque della baia esce una giovane donna bionda in costume arancione che grida:

-Muori!-

            Un attimo dopo un’onda di calore ad alta intensità lo avvolge completamente.

 

            Tony Stark inquadra il suo bersaglio nel sofisticato sistema di puntamento della sua armatura. È davvero un peccato che debba finire così, pensa. Riri Williams ha davvero una mente brillante e potrebbe avere un futuro che riscatti lei e la sua famiglia dal ghetto di Chicago dove vivono.

            Un decimo di secondo è quello che serve a trasmettere l’ordine di fare fuoco ma anche quanto basta a Ironheart per anticiparlo.

            Un’energia azzurrognola avvolge Iron Monger spegnendo tutti i sistemi della sua armatura.

<<Non è possi…>> riesce a dire prima che anche il microfono si spenga.

            Precipita al suolo scavando un piccolo cratere sull’asfalto.  Ironheart lo raggiunge e gli dice:

<<Spiacente, Mister, ma ti ho fatto quello che avresti voluto fare a me… a meno che non avessi in mente qualcosa di ancora più drastico. Chi sei, mister? Assomigli ad Iron Man, a parte tutto quel nero ma lui non mi avrebbe spiato o aggredito. Sei un nuovo supercriminale?>>

            Tony tace mentre sente il familiare ronzio dei sistemi dell’armatura che si riattivano. Non sarebbe dovuto succedere. Ha progettato l’armatura in modo che fosse immune ad un attacco con EMP[5] ma quella ragazzina ha trovato un modo di superare le sue difese. Lo ha detto che è brillante, ma non abbastanza da vincere con lui.

            I jet dei suoi stivali si accendono di colpo.

 

            L’impatto con le acque è violento ma anche rinfrescante dopo quell’onda di calore.

-Friday…- dice Iron Man-… chi diavolo era quella?-

<<Stando al mio database, Stratosfire, una supercriminale che ha affrontato Iron Man qui a Los Angeles, ma risulta essere morta.>> risponde Friday.

-Beh, a me sembra vivissima. Mi toccherà sistemarla per bene.-

            Carl Walker erutta letteralmente dall’acqua ma non vede nessuno.

<<Dov’è finita?>> esclama.

-Qui.- risponde una voce alle sue spalle.

            Di nuovo è avvolto dalle microonde emesse dalla sua avversaria ma stavolta l’esito è diverso.

-Ma cosa…?-

<<Un banalissimo campo di forza che è parte della mia dotazione standard. Come si dice? Non esco mai senza di lui.>>

            La ragazza intensifica l’intensità delle sue microonde ma senza effetto.

<<Temo che non basti. È garantito anche contro i missili nucleari.>>

-Non importa, troverò lo stesso un modo di ucciderti e riscuotere il premio.-

            Un’altra che partecipa al Grande Gioco, buono a sapersi.

 

 

5.

 

 

            Toni Ho accosta la sua auto accanto ad un marciapiede, parcheggia e scende.

-Che succede?- le chiede la ragazza seduta al suo fianco.

-Temo che dovrai tornare a casa da sola, Mikka.- risponde Toni gettandole le chiavi dell’auto -Tornerò più tardi a riprenderle… spero.-

-Non capisco.-

-Non importa adesso. Vai!-

            La ragazza scuote la testa, perplessa, poi si sistema al posto di guida e parte. Intanto Toni aziona un comando dal suo orologio ed attende.

            Pochi istanti dopo qualcosa in cielo sfreccia verso di lei.

 

            Mike O’Brien si aggira in uno dei tanti mercati caratteristici delle capitali del Medio Oriente quando una voce di donna gli sussurra all’orecchio:

-Fatto. Aspettami in auto.-

            Mike si volta ma lei è già scomparsa, confusa tra la folla. Si diverte proprio ad usare i suoi trucchetti ninja.

            Pochi minuti dopo, seduto al posto di guida dell’auto che hanno noleggiato, la vede arrivare con ancora addosso il niqab che la copre interamente tranne gli occhi.

            Appena seduta sul sedile del passeggero, Meredith McCall si sbarazza del travestimento e Mike le chiede:

-Hurani ha parlato?-

-Dice che l’ha già venduta in una specie di asta e che nemmeno lui sa chi è il compratore e dove l’abbia portata. Potrebbe essere dovunque ormai.-

-Maledizione!-

-Calma, Hurani mentiva. Sa benissimo dov’è Pepper Potts.-

-Ne sei sicura?

            Meredith fa un sorrisetto ammiccante e replica:

-Ho un sesto senso per i bugiardi.  La sola cosa vera che il nostro amico sceicco ha detto è che non l’ha tenuta per sé.-

-E adesso che si fa?-

-Tu che faresti al posto di Hurani?-

-Beh… avvertirei… uhm… l’acquirente che degli occidentali sono sulle tracce ma prima cercherei anche di eliminarli. Ne va della mia reputazione dopotutto.-

-Esatto. Non dubito che, anche se i turisti stranieri qui sono tanti, lui abbia i mezzi per scovarci, ma puoi credermi: anche se crederà di essere il cacciatore, sarà lui la preda.-

 

            Colpita in pieno dalla forza dei jet Ironheart cade a terra ed ora è Iron Monger ad incombere su di lei.

<<Non c’è bisogno di combattere, Riri.>> le dice <<Consegnami la tua armatura e nessuno si farà male.>>

<<Vieni a prendertela!>> è l’orgogliosa risposta dell’adolescente.

            Sotto il casco Tony Stark sospira.

<<Tu probabilmente non ci crederai, ma non volevo arrivare a questo, mi dispiace davvero.>>

            Prima che possa fare una mossa, una scarica di repulsori lo prende alla schiena facendolo cadere in ginocchio mentre una voce alterata elettronicamente gli dice:

<<Lascia stare la mia amica.>>

            Un’altra donna in armatura, stavolta rossa e argento, è arrivata sulla scena e Tony Stark sa che è venuto il momento di confrontarsi anche con Toni Ho.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

Sempre poco da dire anche stavolta, quindi non perdiamo tempo:

1)     Stratosfire è stata creata da David Michelinie & Mark Bright & Bob Layton su Iron Man Annual # datato 1987.

2)     Chi è Amanda Armstrong? Probabilmente credete di saperlo ma vi avverto: non è quello che vi aspettate.

Nel prossimo episodio: Tony Stark contro Toni Ho e speriamo di non confondere i nomi nello scrivere. -_^

 

 

Carlo



[1] Come narrato nel mitico Tales of Suspense #39 (Prima edizione italiana: Devil, Corno, #23).

[2] Advanced Idea Mechanics.

[3] Chief Technical Officer.

[4] È accaduto tanto tempo fa su Vendicatori MIT #69.

[5] Electro Magnetic Pulse.